BASTIONE DI SAN BERNARDINO

BASTIONE DI SAN BERNARDINO

La storia

Nessuno dei bastioni di von Scholl ha conservato completamente l’aspetto originario. Nonostante alcune manomissioni, ma libero da superfetazioni ed edifici, il bastione di San Bernardino è quello che meglio si presta ad illustrare le caratteristiche della fortificazione ottocentesca.

Il bastione è costituito da un terrapieno, di forma pentagonale, con scarpate che scendono a pendenza naturale fino al vallo. Ai piedi della scarpa un muro distaccato alla Carnot, in tufo veronese con paramento ad opus poligonale, delimita il bastione su tutto il perimetro.

Nel muro si apre una fila continua di feritoie. Nicchie ad arco proteggono i fucilieri da tiri in arcata. Tra il muro e la scarpata il cammino di ronda è intervallato e protetto da traverse. Al cammino di ronda si accede attraverso le due poterne, scavate nella cortina ai lati del bastione.

Dove il muro alla Carnot si innesta nelle cortine, su entrambi i fianchi sono collocate due cannoniere, protette originariamente da sportelli in ferro. Sugli angoli di spalla un ripiegamento del muro distaccato forma gli orecchioni, destinati a raccogliere le truppe pronte alla sortita. La porta di sortita, protetta da un ponte levatoio su un piccolo fosso detto diamante (ora interrato), si apre dall’orecchione verso le cortine, permettendo agli assediati di sferrare manovre di controffensiva senza essere immediatamente individuati. Sul vertice del muro alla Carnot era collocata la caponiera, ordinata per fucilieri su due piani, coperta con terrapieno a prova di bomba. Nel piazzale del bastione non è conservato il parapetto originario, ordinato per artiglieria e fucileria. Sul fronte di gola era collocata la polveriera per l’uso giornaliero. Per non bagnare le polveri, il locale era isolato dalla terra con un’intercapedine che prendeva aria dalle aperture sulla facciata. Il rifornimento era assicurato dalle tre polveriere per il tempo di guerra, più ampie, disposte lungo la strada di circonvallazione interna. Al tempo della dominazione austriaca la cinta magistrale era armata da 340 pezzi d’artiglieria. Il Regno d’Italia ridusse il numero a 111; poi i bastioni vennero disarmati, le artiglierie spostate e successivamente fuse. Quattro di questi cannoni, collocati ai lati del monumento al Generale Pianell fuori Porta Nuova, sono stati recuperati e posizionati sul ramparo del bastione. Si tratta di artiglierie italiane dell’800, in ghisa, di 12 cm di calibro, ad avancarica con anima esagonale. L’orecchione sinistro è stato danneggiato da un bombardamento aereo nel 1945. La breccia consente di rilevare un particolare costruttivo: solo i conci del paramento esterno sono lavorati accuratamente, mentre la muratura interna è composta di pietrame grezzo, legato con malta di calce. Il muro alla Carnot, rivestito col tufo delle colline veronesi tagliato a prismi irregolari (opus poligonale), è alto 21 piedi (6,72 m) e largo 7 piedi (2,24 m).

Struttura del bastione

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Il lavoro di ristrutturazione di Legambiente

L’interesse di Legambiente per le mura di Verona risale agli anni ’90. Da poco associazione di volontariato, iscritta al registro e con già all’attivo la gestione dell’apertura al pubblico di Torre dei Lamberti, l’associazione cerca altri terreni di attività. Nel 1994 il bastione di San Bernardino è un buco nero. Inghiotte architetture di terra e pietra, tonnellate di rifiuti, disperati in cerca di un rifugio. Solo un gruppo scout Agesci vi fa qualche uscita. Quando i loro responsabili vengono a sapere che Legambiente organizzerà una giornata di pulizia in aree verdi, per la prima edizione italiana di “Puliamo il mondo” chiedono all’associazione di farla sul bastione. La giornata di Puliamo il Mondo si svolge il 25 settembre. Il giorno dopo ne parlano i giornali locali, L’Arena “Grandi pulizie di fine estate”, La Cronaca “Un esercito di rastrelli e scope, Legambiente pulisce il Verde”. Una giornata non può bastare. Legambiente lavora ad una concessione col Comune. Il lavoro proseguirà assieme alla Cooperativa Verona Territorio e si allarga al vicino Bastione San Zeno. Dal 19 al 30 giugno 1995 si svolge il Campo di lavoro internazionale, organizzato da Legambiente con l’Agesci e il contributo della Prima Circoscrizione. Per dieci giorni ragazzi venuti da ogni parte d’Europa ripuliscono il bastione e il vallo e cominciano ad eliminare la vegetazione infestante. La stampa riporta correttamente l’iniziativa: “Bastioni da vivere”. Comincia poi l’attività in convenzione col Comune.

La cooperativa esegue il grosso lavoro di disboscamento con il finanziamento del Settore giardini per la manutenzione straordinaria. Nel 1998 L’incarico per la manutenzione e valorizzazione è rinnovato per altri 5 anni, con una complicazione: il Comune nega che possa essere dato in subappalto alla cooperativa parte del lavoro. Risolte le questioni legali con la cooperativa si prosegue con il solo volontariato. Nel 1999 arriva un primo finanziamento, ottenuto dalla Prefettura di Verona con l’utilizzo dei fondi sottratti alla criminalità. Era piaciuta l’idea che il bastione, luogo di spaccio di droga, fosse sistemato con soldi di provenienza illecita. Con i 150 milioni del bando e con il progetto di architetti e paesaggisti, Bozzetto, Morsiani, Ballestriero e Muscari, si eliminano inutili recinzioni, sostituite da parapetti in ferro dove necessario per la sicurezza; nuove rampe facilitano gli accessi, una scaletta in legno collega la cortina al Cavaliere San Giuseppe, eliminando un cul de sac sempre in degrado. La polveriera del bastione ritrova il suo aspetto originario. Nel 2000 il Parco viene inaugurato. La Soprintendenza esegue lavori di consolidamento del muro alla Carnot nell’orecchione sinistro, bombardato e sbrecciato nel 1945. Il finanziamento della Prefettura ha un seguito con un contributo, dello stesso importo, della Cassa di Risparmio Verona Vicenza Belluno e Ancona, che consente di replicare sul bastione di San Zeno quanto fatto per quello di San Bernardino: un lungo tratto di parapetti in ferro sostituisce la vecchia e malridotta rete sulla cortina sopra le piscine. La prevista pavimentazione della poterna di San Zeno viene rimandata per poter rimuovere una gran quantità di terra dal vallo e dall’orecchione, ripristinando il livello originario. Viene liberata dall’interramento anche la parte inferiore della poterna di destra, chiusa in alto dalla breccia stradale verso la Porta. L’intervento è stato effettuato con la collaborazione ed il finanziamento del Settore Ecologia del Comune. I lavori finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio vengono ripresi dopo l’estate, con la pavimentazione della poterna. Il numero 53 della rivista “Architetti Verona” riconosce a Legambiente il merito di aver portato avanti un progetto pilota, replicabile sugli altri bastioni.