La Marangona non si deve cementificare

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La Marangona non si deve cementificare

Il progetto “Marangona” allarma le associazioni scriventi non solo per i contenuti, che fanno riferimento ad un recente passato recuperando una scheda norma dell’amministrazione Sboarina, ma soprattutto per la modalità nel procedere in assoluta mancanza di trasparenza e senza minimamente coinvolgere i cittadini e le associazioni ambientaliste, da sempre attente ai temi urbanistici, esclusi da un importante e sentito dibattito politico rimasto chiuso ed esclusivo tra le maestranze della maggioranza. Il fatto è grave e riempie di amarezza perché questa amministrazione è stata sostenuta dentro e fuori dagli organi associativi come alternativa ad una politica che ha ridotto Verona ad essere una delle provincie più cementificate d’Italia, e che ha promosso e procrastinato una legge regionale sul consumo di suolo (LR 14/2017) che ha permesso e continua a permette deroghe al consumo di suolo.

Le associazioni chiedevano e continuano a chiedere che finalmente ci sia un chiaro e forte segnale di discontinuità con il passato e di dirimere il sentimento di impotenza e di sconforto che solo una politica trasparente, partecipata e condivisa può far scomparire, affinché questa rottura diventi realtà e soprattutto percepibile da tutti.

L’area della Marangona non deve essere cementificata. Questa è una scelta politica scevra da tecnicismi.
 
La Giunta ed il Consiglio hanno la facoltà e il dovere di adempiere alle suggestioni condivise dalle associazioni ambientaliste e dalla maggioranza di cittadini attenti al consumo di suolo e impegnati nella mitigazione ai cambiamenti climatici, i cui processi decisionali non possono riguardare ambiti ristretti, ma devono essere condivisi con tutti i portatori di interesse organizzati o meno.

Tutto ciò premesso si sottolinea che:
– è facoltà della Giunta e del Consiglio decidere il futuro della Marangona, promuovendo studi e/o concorsi di idee che permettano di realizzare nuove e innovative attività disponibili per l’intera comunità veronese;
– il PAT, attualmente in fase iniziale di revisione, è un piano strategico, e in quanto tale determina le destinazioni e le funzioni future dell’intero territorio comunale e non può sottrarsi dal ripensare anche per questa area nuove vocazioni, escludendo obsolete e superate idee del passato;
– il consorzio ZAI, parzialmente proprietario dell’area, è un’azienda a partecipazione pubblica e quindi vincolata alle decisioni politiche che l’amministrazione in carica deciderà di prendere;
-molte porzioni della ZAI storica sono in stato di abbandono e c’è la necessità di una riconversione di capannoni e aree che potrebbero sopperire alla necessità di nuova logistica o nuove attività produttive senza occupare nuovi terreni vergini; è certamente una buona occasione per ripensare quella pianificazione che, sul finire degli anni 90 con la redazione del Piano d’Area Quadrante Europa (PAQE), ha promosso progetti spesso demenziali, che imponevano trasformazioni territoriali in molti casi mai realizzate e che oggi devono essere rimosse presentando e sostenendo varianti al medesimo piano d’area.
– il PAQE può e deve essere sottoposto a varianti, dialogando con la Regione Veneto. É facoltà dell’amministrazione comunale chiederne una revisione coerente con lo strumento urbanistico comunale.

Tutto ciò premesso le associazioni scriventi chiedono con urgenza un incontro, anche ripristinando quanto prima il tavolo di coordinamento sull’urbanistica tanto voluto in fase di elezioni dalla RETE in sostegno al sindaco Tommasi.
 
Verona, 04 giugno 2024
Legambiente Verona, Presidente Chiara Martinelli;
Italia Nostra sez. di Verona, Presidente Marisa Velardita;
WWF Veronese, Presidente Michele Dall’O .