Centro storico a 5 stelle: a che prezzo l’interesse pubblico?

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Il palazzo Bottagisio futuro hotel a 5 stelle

La recente decisione del Consiglio Comunale di Verona di autorizzare la trasformazione di Palazzo Bottagisio, edificio quattrocentesco, in un hotel a 5 stelle superior solleva numerosi interrogativi e preoccupazioni circa la visione urbanistica e turistica dell’attuale amministrazione.

Palazzo Bottagisio aveva già subito una prima trasformazione, passando sotto la precedente amministrazione Sboarina da uso direzionale a residenziale turistico-commerciale. Oggi, con l’approvazione del nuovo progetto presentato dalla società Soave Property S.r.l., l’amministrazione guidata dal sindaco Tommasi ha concesso una ulteriore deroga, questa volta per permettere la realizzazione di una struttura ricettiva di lusso, in netta contraddizione con il vigente Piano degli Interventi che vieta l’apertura di nuovi alberghi nel centro storico.

La vicesindaca Barbara Bissoli giustifica questa deroga invocando un generico “interesse pubblico”, basato principalmente sulla volontà di aumentare la presenza di hotel di lusso per contrastare il fenomeno delle locazioni brevi tipo Airbnb e il turismo cosiddetto “mordi e fuggi”. Questa posizione si fonda su uno studio dell’Università di Verona, Dipartimento di Management, che confronta la situazione alberghiera cittadina con altre realtà simili, come Parma, e conclude che Verona sarebbe in ritardo rispetto alla disponibilità di strutture ricettive di altissima gamma.

Tuttavia, la situazione reale del centro storico sembra ben diversa: nella zona compresa tra via Leoni e Portoni Borsari si trovano già diverse strutture di lusso, tra cui:

  • Hotel Vista Verona
  • Hotel Gabbia D’Oro
  • Hotel Due Torri
  • NH Collection Palazzo Verona

Non solo, ulteriori progetti di hotel a 5 stelle sono già approvati o in fase di sviluppo, come il Lords of Verona in Piazza dei Signori e l’Hotel Marriott, parte del contestato Piano Folin della Fondazione Cariverona.

La scelta dell’amministrazione appare dunque più orientata a incentivare un turismo elitario, piuttosto che risolvere concretamente il problema della proliferazione delle locazioni turistiche brevi. Appare infatti discutibile l’assunto che strutture di lusso possano essere uno strumento efficace contro la diffusione di Airbnb, un mercato che risponde a esigenze profondamente diverse e che non viene intaccato da questo tipo di offerta ricettiva.

Anche la questione delle compensazioni archeologiche, che prevede un contributo di circa 500.000 euro per la valorizzazione di siti come Porta Leoni e gli Scavi Scaligeri, non giustifica da sola la scelta di derogare alle norme urbanistiche. Si tratta infatti di un obbligo di legge, non di un gesto generoso della proprietà. Inoltre, l’accesso pubblico ai reperti archeologici rinvenuti durante i lavori, limitato a soli due giorni settimanali e in contesto commerciale, risulta insufficiente a garantire una reale fruizione collettiva e pubblica del patrimonio storico.

Resta infine il tema della mobilità e dei parcheggi: l’obbligo per l’hotel di garantire un parcheggio equivalente al numero delle camere ha portato alla realizzazione di una struttura in via XX Settembre, distante 450 metri dal Palazzo. Il servizio car valet con auto elettriche previsto appare più come una soluzione cosmetica piuttosto che una reale risposta ai problemi di viabilità e congestione del centro storico.

Come Legambiente Verona, ribadiamo che una pianificazione sostenibile e responsabile del territorio non può basarsi sulla proliferazione di strutture esclusive e privatizzazioni striscianti, ma deve puntare a un equilibrio che preservi il centro storico come spazio vivo, aperto e abitato. L’interesse pubblico non può coincidere con quello economico di pochi, né tantomeno giustificare deroghe sistematiche che eludono la discussione pubblica e il coinvolgimento della comunità.

Ci chiediamo, dunque, di focalizzare e definire chiaramente il significato di interesse pubblico, che dovrebbe apportare benefici reali alla collettività.

Per questo, chiediamo con urgenza che l’amministrazione comunale:

  • Apra immediatamente un confronto vero e partecipato sul Piano di Assetto del Territorio (PAT), coinvolgendo cittadini, associazioni e professionisti.
  • Sospenda ulteriori deroghe fino alla definizione e approvazione del PAT.
  • Promuova politiche concrete per una nuova abitabilità del centro storico, favorendo residenze permanenti anziché strutture ricettive di breve durata.

Solo così Verona potrà tutelare davvero il proprio patrimonio culturale e garantire a tutti i cittadini la possibilità di viverlo e fruirne realmente, senza trasformarlo in un museo o in una vetrina per pochi.