Ecosistema Urbano

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Comunicato stampa

Ecosistema Urbano 2019

Il rapporto di Legambiente sulle performance ambientali delle città capoluogo
Trento, Mantova, Bolzano, Pordenone e Parma le prime della classe
Veneto: Treviso 7ª ‐ Belluno 8ª ‐ Venezia 16ª ‐ Padova 36ª ‐ Vicenza 51ª ‐ Verona 67ª ‐ Rovigo 76ª
Ecosistema Urbano, la ricerca di Legambiente realizzata insieme ad Ambiente Italia con la
collaborazione editoriale del Sole 24 Ore, continua ogni anno a fotografare le città d’Italia,
analizzando le eco‐performance dei comuni capoluoghi di provincia sulla base dei dati raccolti
attraverso un questionario specifico.
Sono stati esaminati oltre 30mila dati, valutati in base a 18 parametri che determinano la classifica
delle performance ambientali. (https://ecosistemi.legambiente.it/risultati/).
Gli indicatori parlano anche quest’anno di un’Italia che si muove in maniera disomogenea. Nel
complesso migliora, ma sono tante le città in allarme.
Zumando su alcune città, si scopre da una parte un’Italia dinamica, attenta alle nuove scelte
urbanistiche, ai servizi di mobilità, alla progressiva restituzione di vie e piazze ai cittadini,
all’impegno contro lo spreco alimentare, alla crescita degli spazi naturali; dall’altra un paese
immobile, statico, che conferma le solite emergenze, criticità e troppe performance ambientali
scadenti o pessime, a cominciare dall’allarme smog o dal ciclo dei rifiuti.
“In Italia, le politiche che interessano i centri urbani sono spezzettate tra diversi interessi anche
all’interno delle stesse amministrazioni locali, con grande spreco delle scarse risorse a disposizione
e pochi risultati ‐ ha dichiarato il presidente di Legambiente Verona Chiara Martinelli ‐. Eppure è
nelle città che si gioca la sfida cruciale dei cambiamenti climatici, perché lì si produce oltre la metà
delle emissioni di gas serra. Per andare oltre gli impegni dell’Accordo di Parigi, non basta quanto si
sta facendo: va impressa un’accelerazione alla transizione energetica, orientandola anche verso
una maggiore giustizia sociale; vanno spinte le città a correggere in chiave ecologica l’edilizia
abbandonando ogni forma di nuovo consumo di suolo e promuovendo politiche di rigenerazione
urbana. Contemporaneamente vanno promosse nuove azioni per la riduzione e la gestione dei
rifiuti, nuove incentivazioni per i trasporti pubblici e nuove politiche per l’industria promuovendo
la ricerca e stimolando la domanda che privilegi prodotti eco‐compatibili.”
Nelle prime 20 posizioni si trovano città grandi come Bologna, comuni del sud come Cosenza,
capoluoghi non ai vertici delle classifiche del PIL come Oristano, a confermare che la regola che
l’Italia del buon ecosistema urbano è principalmente l’Italia che fa bene e spende bene le sue
risorse, che si evolve e pianifica le trasformazioni future.

Nelle ultime 20 posizioni, si trovano alcuni grandi centri urbani: Napoli, Bari, Torino, Roma,
Palermo, ciclicamente vittime di piccole‐grandi emergenze, ora lo smog (Torino e Roma), ora i
rifiuti (Napoli e Palermo, ma anche Roma), o l’acqua (Bari). Per non parlare dell’emergenza traffico
che interessa più o meno tutti i grandi centri urbani d’Italia (Roma e Torino hanno ben più di 60
auto ogni 100 abitanti), aggravata nel caso della Capitale da un servizio di trasporto pubblico che
pare condannato a una crisi senza fine.
“Più simile, con le dovute differenze, a queste ultime grandi città Verona (67ª) – ha dichiarato
Lorenzo Albi vicepresidente di Legambiente Verona ‐ incapace a rinnovarsi e a pianificare il
proprio futuro. Una città che potrebbe aspirare, come viene spesso indicato per la sua posizione
strategica, ad un importante ruolo europeo quale centro di scambio delle merci, e allo stesso
tempo incapace, o forse riluttante, a far rivivere il proprio ruolo di storica città delle arti, dei
mestieri e della cultura che per due millenni ha posto Verona tra le più straordinarie e importanti
città italiane e non solo. Nella realtà delle cose Verona ha fino ad oggi investito su un futuro che
non le appartiene, fatto perlopiù di sviluppo edilizio di tipo residenziale e commerciale che ha
stravolto l’assetto urbanistico originario cresciuto attorno al centro storico a ridosso delle Mura
Magistrali. Una città che ancora oggi è priva di idee – ha concluso Lorenzo Albi ‐, riluttante alla
pianificazione urbana, che privilegia soluzioni on demand, che non vuole innovarsi, che aumenta il
tasso di motorizzazione privato e il conseguente rischio incidenti, che continua a consumare e
disperdere acqua, che gestisce i rifiuti come nel secolo scorso, che ha una pessima qualità dell’aria,
che non estende le isole pedonali e che ha tra i più bassi indici relativi all’uso efficiente del suolo”.
LEGAMBIENTE VERONA
Verona 28 ottobre 2019

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