LUPI: UN COPIONE CHE SI RIPETE

Lupi: un copione che si ripete

Con i lupi siamo alle solite. La comprensibile rabbia degli allevatori, la latitanza della Regione Veneto,  gli allarmi per incursioni nei paesi, le notizie senza fondamento che proliferano quando l’informazione istituzionale è carente.

Ci muoviamo alla cieca. Se la conoscenza deve anticipare le decisioni, oggi quale informazione tempestiva giunge a Comuni e portatori di interesse? Nessuna, da quando la Regione ha affidato i compiti alla Provincia. Certo, la Provincia porta a sua scusante il sovraccarico di compiti. Ma allora che decisione è stata quella della Regione di “sbolognare” un compito senza accertarsi della reale possibilità di adempiervi? Come sempre superficialità e pura apparenza.

E’ un fatto che le predazioni sono state e continuano ad essere tante e preoccupanti  ed è comprensibile che tale alto numero di vittime venga  proiettato con timore a tutta la stagione. Ma è da notare che ancora una volta, per il quarto anno,  le misure di prevenzione, che le si condivida o meno, non si vedano a inizio alpeggio. L’Assessorato Regionale sta forse aspettando, come gli altri anni, agosto per mettersi in moto, quando i danni saranno fatti?

L’assessore Pan, preso dai progetti di telemetria e recinti virtuali, si dimentica le misure immediate. E’ la politica degli effetti speciali: radiocollari, luci stroboscopiche, recinti virtuali. Crede così che si abbocchi all’amo della tecnologia. Dimenticandosi che i lupi non radiocollarati (e saranno la maggior parte) potranno avvicinarsi indisturbati agli animali. Alla faccia dei 130 mila euro del progetto telemetrico.

E intanto lo sfogo sui social continua con raccapriccianti foto e allarmi ingiustificati: “i lupi hanno saltato un recinto di un metro e mezzo”. E chi ha mai detto che l’altezza sia una difesa efficace? A fermarli è lo shock elettrico.  “I cani non servono e fanno danni”. Certo che fanno danni se non addestrati, ma l’Assessorato Regionale si è limitato a vantare  unicamente la consegna agli allevatori.  “I recinti non servono”. Ma ha mai pubblicato l’Assessorato l’elenco delle malghe in cui sono stati installati e gli effetti avuti dopo l’installazione per verificarne l’efficacia o meno? Mai.

Restano intatti i problemi di comprensione delle dinamiche dei branchi. I Comuni della Lessinia avevano dato un incarico ad un veterinario, non fidandosi evidentemente delle istituzioni pubbliche. A quali risultati è arrivato questo incarico?

La relazione finale del progetto Pro Life Lessinia alimenta molti dubbi sulla condotta della Regione Veneto. Si dice: “successivamente all’installazione delle attrezzature sopra menzionate [recinzioni ecc.]non è seguito nessun supporto di tipo tecnico e/o servizio di verifica delle stesse”. “oltre a non avere nessun tipo di formazione di base su quello che è il comportamento del predatore, [gli allevatori] non avevano da chi di dovere nessun tipo di informazione inerente la situazione lupo negli areali di pascolo”. “è subito emersa un profonda frattura tra gli organi deputati al controllo, monitoraggio e accertamento e mondo allevatoriale”. “Le strategie messe a disposizione sono state decantate in maniera positiva su esperienze e dati non rilevanti”. Bene che a dirlo non siano le associazioni ambientaliste, ma un professionista assunto dai Comuni.

Quanto a strategie di difesa e deterrenza la relazione del Progetto Pro Life scarta alcuni metodi, ma mantiene l’efficacia di dissuasori e poi sottolinea: “maggiormente utilizzato è il presidio in ore predeterminate per la maggior parte durante le ore di buio”. Ci permettiamo di ricordare che già nel 2015 il mondo ambientalista aveva attuato proprio tale tecnica proponendo alla Regione soluzioni permanenti di questo tipo.

Altri finalmente convengono chele soluzioni dell’ambientalismo non erano campate in aria. Eravamo stati pragmatici, realistici, al contrario di chi proponeva la “soluzione finale”, tanto bella in apparenza quanto inapplicabile nella realtà, ma tanto utile a raccattare consensi.

E pragmatici, realistici (ed esenti dall’ideologismo che a torto ci viene affibbiato) vogliamo esserlo nel proporre un intervento collettivo, uno sforzo civico a difesa della zootecnia. Nel 2015 fummo soli. Oggi Comuni, associazionismo locale, cittadini della Lessinia e di Verona vogliono accettare la sfida, faticosa ma decisiva, di vigilare sulle mandrie? Ma la fatica può coniugarsi anche con la soddisfazione. Il nostro è un invito, rivolto soprattutto ai giovani, ad usare in maniera alternativa un piccolo periodo di vacanze, anche pochi giorni, per conoscere il mondo dei malgari, delle malghe e dei pascoli, svolgendo un servizio vantaggioso per l’interesse della comunità locale.  Le associazioni ambientaliste ci stanno.

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